Il mondo magico della Lucania- La Stampa 1958

Casa con gli occhi – Aliano (MT) foto di Galatea delle sfere

Il mondo magico delLa Lucania STREGONERIE ALL’ESAME DELIA SCIENZA – Il mondo magico delLa Lucania Una squadra di professori specialisti, con macchine da ripresa e magnetofono, ha compiuto una spedizione di 25 giorni: difficile’afferrare i fantasmi, meno difficile studiare la psicologia delle popolazioni tra le quali avvengono i fenomeni – Generalmente l’assoluta miseria, l’ignoranza, la fame favoriscono allucinazioni e superstizioni – Ma fatti inspiegabili avvengono talvolta anche tra i ricchi – Una mostra a Perugia del materiale raccolto (Dal nostro inviato speciale) Perugia, febbraio. Chi lo sa in quale punto del mondo o dell’universo si aggira in questo momento Antonio, la creatura fatta di aria, lo spiritello attento e benigno che fino a qualche tempo fa aveva eletto a sua’ dimora uno dei più miseri casolari che siano nella Lucania, ad Albano. E’ un paese di nemmeno tremila anime, appollaiato a 900 metri sulle Murgie, e quali ricordi abbia lì lasciato il folletto Antonio, ve lo dirò
con le parole che trovo scritte in una relazione stesa dal prof. Mario Pitzurra dell’Università di Perugia. « In casa di Lo Guercio Rocco, in Albano, una sera
d’inverno una campanella senza batocchio, appesa a un chiodo nella cappa del camino e dimenticata da tanto tempo, coperta di poipere e di ragnatele, a un certo momento si mise a suonare. La madre di Rocco non si scompose. Disse: ” Sei tu, Antonio* Se sei Antonio, rispondimi di si battendo il pugno dall’alto in basso sul mio ginocchio. Se non lo sei, striscia con la palma della mano sul ginocchio”. La donna sentì battere sul ginocchio, come convenuto per il sì.’ Era Antonio, lo spirito di famiglia; da quel momento, per oltre cinque anni, egli continuò a fare costantemente le sue apparizioni, annunziato dal suono sordo della campanella senza batocchio appesa tra la fuliggine del camino. La famiglia gli si affezionò, e tutti in paese sapevano dell’esistenza di Antonio. Lo spirito, grato dell’ospitalità, la ricambiò con frequenti interventi provvidenziali. « Ne citerò due: In un pomeriggio assolato d’estate, la sorella di Rocco trebbiava. Vinta dal caldo e dalla stanchezza, decise di fare un pisolino. Ma prima si rivolse ad Antonio, lo spirito di casa, pregandolo di svegliarla se il mulo si fosse messo a mangiare il grano. Avvenne infatti quello che la giovane temeva: il mulo si sciolse e cominciò a mangiare il prezioso raccolto. Ma lo spirito diede col bastone sulla gambe della ragazza, che si svegliò di botto. Un’altra volta la vacca si stava strozzando con la corda che aveva legata al collo; ed Antonio corse ad avvisare i padroni che poterono così intervenire, salvarla ». La sollecitudine del buon Antonio non era circoscritta alla famiglia Lo Guercio. Leggo ancora nella relazione del prof. Pitzurra che < al tempo della guerra, una donna di Albano, avuta notizia che il marito era morto, stava per risposarsi. Ma i Lo Guercio furono avvisati dal campanello di Antonio che quel marito non era morto e che quella donna non era vedova. Si attese ancora qualche tempo e infatti, come aveva predetto Antonio, il marito tornò vivo». Se per più di cinque anni il buon Antonio ti aggirò fra le case di Albano, dai casi sopra citati non si stia a pensare che egli attendesse sempre a opere di bene; forse era uno spirito giovinetto, o forse per altri motivi, sta di fatto che ad Antonio gli scherzi piacevano moltissimo. Per esempio, mentre la gente stava chiacchierando quietamente, sassi volavano da tutte le parti, spinti per l’aria da una mano invisibile..Qualche volta i sassi, dopo aver volteggiato di qua e di là, finivavo nei piatti colmi di minestra. Gli albanesi, per educazione, facevano finta di divertirsi a quelle bricconate di Antonio e magari qualcuno lo ammoniva: « Ah, Antonio, Antonio; qualche volta finirai col combinare un bel guaio ». Ma non accaddero mai guai; le pietre scivolavano tra le persone raccolte intorno al braciere nelle sere d’inverno, oppure si adagiavano con un gran brutto sibilo nei piatti, ma non fecero mai male a nessuno. Com’erano quei sassi f Un pochino tiepidi al tatto, rispondono gli albanesi. Conclude il prof. Pitzurra: « Poi tutto è cessato, e di tali straordinari avvenimenti è rimasto solo il ricordo ». Avvertiamo a questo punto che la ricerca dei fatti paranormali nella Lucania non è stata compiuta da un solo studioso, ma da tutta una squadra di specialisti; da una équipe, come si usa dire oggi: Per farvi capire subito quanto seria e meditata sia stata la spedizione nel mondo magico della Lucania, vi dirò che essa sorse sotto il patrocinio della università di Perugia e del museo nazionale delle arti e delle tradizioni popolari di Roma, e fu finanziata dalla « Parapsychology Foundation » di New York. L’equipe era formata da quattro professori, uno dei quali americano, un fotografo specializzato, una dottoressa per i rapporti con le donne e un segretario organizzatore. La spedizione, che era attrezzata con macchine da ripresa e due magnetofoni, è durata 25 giorni e ha percorso intomo a 3000 chilometri. L’obbiettivo della inchiesta venne così definito: i guaritori e le loro pratiche, elermenti della loro personalità; la loro clientela: appartenenza sociale, condizioni igienicosanitarie, motivo del ricorso ai guaritori, effetti delle cure; studio dei fenomeni di tipo ”paranormale, come telepatia, chiaroveggenza, precognizione, infestazione. Una esplorazione scientifica di questo genere non era stata mai tentata in Italia, e quanto e quale sia stato il materiale raccolto si può vedere ora in una mostra allestita a Perugia. Ma perché mai la spedizione puntò sulla Lucania? Nella relazione ufficiale si legge che * guaritori si trovano dappertutto nel mondo, anche nei Paesi ritenuti i più civili; e che fenomeni di precognizione, di telepatia, di chiarovagenza vengono continuamente segnalati nei cinque Continenti; così, per esempio, i luoghi < infestati» nell’Inghilterra pare siano più numerosi che altrove. Tuttavia, poche regioni offrono, al pari della Lucania, tanta abbondanza e varietà di guaritori, maghi, fattucchiere, e di fenomeni che meritano di essere studiati, sebbene in Italia siano comunemente < considerati o non degni di interesse scientifico, o addirittura come indegni di un Paese civile». Ma perché mai, dirà qualcuno, la Lucania ha un mondo magico cosi intenso e attivo e per quali motivi nella coscienza popolare di quella regione i fenomeni naturali e quelli soprannaturali si presentano confusi insieme? La risposta ad alcuni potrà sembrare persino ovvia: è una regione poverissima e si sa che la miseria è la madre dell’ignoranza e la norma delle superstizioni. Perciò, concludono, uccidete laggiù la miseria, e vedrete all’istante dileguarsi dalle menti anemiche i fantasmi, le magìe, i sortilegi. Sarebbe in definitiva una questione dì progresso, di civiltà. Per coloro che la pensano a questo modo darò a sostegno il quadro della famiglia Lo Guercio di Albano; dal punto di vista sanitario, il nucleo familiare si presenta profondamente tarato per gozzo e rachitismo; dal punto di vista igienico, basterà accennare al fatto che la famiglia vive tutta in una sola stanza; per terra sono sparsi tre letti dove dormono sette persone. Agli altri, a coloro che ritengono che la scienza non abbia esplorato compiutamente tutte le forze che sono dentro e fuori dell’uomo, riferirò, con le parole del prof. Emilio Seivadio ( forse Servadio? N.d.R), i casi straordinari che si verificarono nella casa di una delle famiglie più ricche di Castelsaraceno. « I fatti m questione, durati 15-20 giorni, occorsero nel 1944. E cominciarono così: si trovavano in casa Luigi Patella, la moglie Emilia Palermi, la madre di lui Rosa Fontana, il figlio Antonio e la cognata Benedetta Palermi. Età rispettive- SO, 55,SU, 20 e 52 unni. Coricatisi i coniugi, restarono in cucina la Rosa Fontana, Benedetta Palermi e Antonio. Dalla camera da letto i coniugi sentirono per due volte il rumore di un tavolo di abete, assai leggero, che veniva trascinato sul pavimento. Andati a vedere di che si trattava, appresero dagli altri tre che nella cucina, illuminata a luce elettrica, il tavolo si era effettivamente mosso due volte, senza che nessuno lo avesse toccato. «Fu questo l’inizio di una impressionante serie di manifestazioni. Il soffitto si scrostò quasi completamente, e vennero trovati al suolo innumerevoli calcinacci, ridotti in polvere come se un piede-li avesse calpestati. Vi furono, ripetuti nelle più. varie situazioni, lanci di mezzi mattoni, spezzati come da un coltello, proiettati da un capo all’altro della stanza. I mattoni recavano segni irregolari, come di una matita copiativa, ed erano spesso umidi come se toccati da una mano sudata. Mai questi voli di mattoni o di altri oggetti fecero male ad alcuno. Caddero anche, ripetutamente, fiori nelle vicinanze della Rosa Fontana: una volta essi erano infilati in una bottiglia. Un’altra volta cadde dall’alto una bottiglietta piena di liquido: la bottiglia si ruppe, ma il liquido non si versò ». Nella stessa casa dei Pitteila, un crocifisso cambiava continuamente di forma e di luogo; e quando le manifestazioni cessarono, tornò improvvisamente al suo posto nella sua forma primitiva. Il comitato scientifico della spedizione nella Lucania sta ora esaminando tutto il materiale raccolto durante i venticinque giorni trascorsi nelle province di Matera e di Potenza. Qualche anticipazione, specialmente per quel che si riferisce all’oscuro ambiente dei guaritori, potremo darvela in un prossimo articolo.
Nicola Adelfi
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(15.02.1958) LaStampa – numero 40

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Il Vino made in Basilicata si fa spazio tra i mostri sacri

Il vino lucano si fa pian piano spazio tra i mostri sacri del mondo enologico mondiale. In una fiera del Vino come quella di Verona, l’evento del settore più grande del mondo,  in cui erano presenti oltre 4 mila espositori, con stand che ci si ubriacava solo a passeggiarci dentro, la Basilicata ha avuto segnalazioni e premi. Merito delle cantine e degli operatori lucani che ogni giorno devono lottare contro regioni storiche, contro l’ignoranza geografica di molti acquirenti, contro mostri sacri dell’enologia italiana ed europea. Eppure, per dirla in modo sportivo, hanno portato a casa il risultato. Quasi una trentina gli operatori  lucani presenti, la maggior parte produttori di aglianico, ma c’era anche il Doc Matera e il Doc Terre Alta Val D’agri.  La Basilicata ha avuto un flusso continuo di visitatori, molti chiedevano informazioni sulla Basilicata sempre più incuriositi e attraati da un territorio che produce prodotti di qualità. Molti si fermavano perchè in Basilicata c’erano stati e volentieri chiacchieravano sulla regione, come se il tempo
trascorso non fosse stato sufficiente o anzi avesse stimolato in loro al voglia di tornarci e di parlare di Basilicata.
Ma la Basilicata, grazie a @saravinicarbone era presente sul 2.0, su Twitter con cantine cinguettandi nel percorso Tweetsyourwine  #tyw. Un percorso di cantine su Twitter  presenti al vinital

 Il mio dramma è aver passato 5 giorni al #vinitaly e non aver assaggiato neanche un goccio di vino. 

Sono ben 11 le Gran Menzioni ottenute dai vini pregiati lucani al 19° Concorso Enologico internazionale del Vinitaly di Verona. Tra le aziende premiate, Le Cantine del Notaio di Rionero in Vulture che, nell’ambito del Concorso Enologico, ha ottenuto otto menzioni nelle varie categorie per l’Aglianico del Vulture Doc, oltreché il Premio Speciale Vinitaly Regione 2011. Positiva la valutazione di Gerardo Giuratrabocchetti, titolare delle Cantine del Notaio che ha fatto presente come insieme ai vini sia sempre più necessario promuovere il territorio lucano con politiche integrate tra i vari comparti.
Altre Gran Menzioni le hanno ottenute, sempre con l’Aglianico del Vulture, l’Azienda Agricola D’Auria di Barile, Martino Casa Vinicola di Rionero in Vulture e la Masseria Cardillo di Bernalda con un vino della Matera Doc. Il Premio speciale Medaglia Can Grande, assegnato ai Benemeriti della Vitivinicoltura, per la Basilicata è andato a Giuseppe Leone
@facebook. Enologo  e imprenditore agricolo di Rionero in Vulture, Leone è conduttore insieme ad altri familiari di un’azienda (ubicata tra gli agri di Barile, Rionero, Melfi e Rapolla) di 19 ettari di vigneti, tutti con vitigni di Aglianico del Vulture. Produce otto etichette di vini Doc e 70 mila bottiglie l’anno, delle quali esporta il 40 per cento in Nord America ed Europa mentre il restante 60 per cento è venduto in tutta Italia.  Ma il Vinitaly è anche l’occasione per presentare i prodotti agroalimentari di qualità. In tale quadro nella manifestazione “Anteprima Dop”, organizzata dal ministero delle Politiche agricole, insieme ad altri sei nuovi prodotti italiani a Denominazione di origine protetta è stata presentata la Dop del Fagiolo bianco di Rotonda, pubblicata sulla Gazzetta europea lo scorso 12 marzo.
fonte: Basilicatanet

Lampedusa: decine di corpi in mare, anche un neonato tra loro. Chi ammazza è solo e sempre un assassino

Lampedusa: decine di corpi in mare, anche un neonato tra loro

ANSA-Aprile 2011: Almeno 250 migranti morti nella traversata nel Canale di Sicilia. Alcuni di loro sono stati recuperati dai soccorritori. Già dall’alto con gli elicotteri i militari della Guardia di Finanza hanno notato diversi cadaveri che gallaggiavano in acqua. Tra questi anche un neonato con una tutina bianca.
‘In acqua c’erano decine di cadaveri sparsi nel raggio di trecento metri, c’era un neonato con una tutina bianca di ciniglia, proprio accanto al corpo di un adulto, e una donna con una felpa fuxia: il colore ha attirato la nostra attenzione”
.

Quando un uomo o pochi uomini lasciano il proprio paese possiamo definirla emigrazione.
Quando un popolo intero si sposta diventa un genocidio culturale, umano e sociale.
Dietro l’emigrazione c’è ombra, miseria, morte, paura, drammi, lacrime, addii.
Sull’emigrazione c’è la violenza dei governi ciechi.
Attorno all’emigrazione c’è la speculazione dei caimani legalizzati.
Sulla parola immigrazione c’è la carità  di dovere e la solidarietà di circostanza.
L’immigrazione senza morti non fa notizia e non  spreca  comunicati stampa.
L’emigrazione è un fenomeno! Fenomeno composto da uomini, donne,bambini, madri, padri. Da persone come me, te. Uomini che come i nostri nonni e genitori, solo poco tempo fa,  percorrono un sentiero lastricato di disperazione e umiliazioni. Senza mai  volgersi indietro per non perdere la forza di andare avanti. Erano emigranti, i nostri genitori,  ma non clandestini…
Emigrante è uno stato perenne  di limbo tra mondo reale e quello idealizzato dei ricordi e affetti, ma lo stato di  clandestino trasfrorma un uomo in  un fantasma, senza diritto ad esistere.
Un uomo senza documenti è anche clandestino ma è sempre e prima di tutto un uomo.
Ci sono tanti modi per ammazzare un uomo, uno tra i più gelidi e che lascia intatte le coscienze e quello di abbondonarlo al suo destino. Un destino da profugo, rifugiato, emigrante, clandestino. Si ammazza non lasciando loro scelta alcuna, altra possibilità. Sulla lapide, dietro i fiori, ci sarà la foto di un uomo. Sulle lapidi non c’è il numero di passaporto o documento di identità. Sulle lapidi ci sono solo foto e frammenti di ricordi. Ma i clandestini non hanno lapidi, i fantasmi non muoiono. I fantasmi non esistono.
I fantasmi, però,  abitano in castelli e ville, non in baraccopoli o in campi di accoglienza.
Nelle baraccopoli ci  sono uomini, ci sono solo i sopravvissuti. Gli altri appartengono ormai solo al  mare.
Non importa quale sia il metodo di ammazzare! Chi ammazza è sempre e solo un assassino.
GM
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LA BASILICATA LEADER PER IL GRANO DURO

Su un blog che si occupa di verde e agroalimentare, leggo che l’Italia è leader nella produzione di pasta biologica, e questa èun scoperta poco sorprendente. Ma nel regno della pasta biologica leggo e scopro che anche oggi la Basilicata è la terra regina nella produzione in grano duro. Questa notizia, comunque non dovrebbe sorprendere più di tanto ma che conferma  la storia della produzione cerearicola in terra lucana.
Ecco l’articolo che riprendo da blogbiologico:

 LA PASTA BIOLOGICA HA UN REGNO: L’ITALIA.
LA BASILICATA LEADER PER IL GRANO DURO
“L’Italia è leader mondiale nella produzione di pasta di grano duro biologico. Come per altro, per la
pasta di grano duro tradizionale. Nel nostro Paese sono 87.253 gli ettari di terreno, certificati e coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica, che producono grano duro: da qui nasce la “pasta Bio”. Di questi, 2.900 ettari sono in Emilia Romagna, oltre il 3% del totale nazionale: una percentuale di tutto rispetto, anche se ben lontana dalle regioni più “predisposte” alla coltivazione di grano duro. E’ il caso dei 34.828 ettari della Basilicata (39,9%) dei 32.100 della Puglia (36,7%) e dei 21.345 della Sicilia (24,5%) (dati Sinab-Eurostat). La pasta biologica è sinonimo di una filiera al 100% naturale e Made in Italy, garantita dal sigillo Icea, l’Istituto Certificazione Etica e Ambientale, il più grande ente italiano di certificazione biologica.”
leggi fonte  

La Basentana nel1965.; intervento al Senato

I lavori per la superstrada S.S. 407 Basentana, che parte dallo svincolo autostradale di Sicignano degli Alburni e si congiunge a Metaponto, allo svincolo della SS 106 Jonica, iniziarono negli anni ’60 con i fondi della Cassa del Mezzogiorno che poteva contare su un programma decennale di investimenti per oltre 1200 miliardi di lire. Investimenti da destinare a opere di bonifica, alla costruzione di acquedotti, di impianti elettro irrigui, di strade e ferrovie e alle diverse infrastrutture che erano la
premessa per un successivo sviluppo industriale. Anche se sembrano cifre enormi, questi dovevano essere investimenti straordinari destinati ad opere di supporto e sviluppo i quali però si sostituirono, in buona
parte, ai fondi per interventi a carattere ordinario di fondamentali infrastrutture come l’autostrada Napoli-Pompei, la superstrada da Latina alla costa o la già citata Basentana. Una strada, la Basentana, pensata e creata per essere arteria di fondamentale importanza per il polo industriale della Val Basento.
Ma la storia della Basentana è sempre stata particolarmente accidentata. Dagli archivi delle Camere del Parlamento Italiano risultano diversi interventi sulla questione, a partire dagli anni ’60 fino agli ultimi recenti interventi in seguito ai danni dell’alluvione del marzo 2011. Riporto un intervento del 25 giugno del 1965. Il senatore Ignazio Petrone di Pignola, per tre legislature( IV, V, VI) dal 1963 al 1976, eletto al Senato della Repubblica nel Partito Comunista, in una discussione sul disegno di legge: «disciplina degli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno» dichiarava: ” …vorrei richiamare la particolare attenzione del Senato perchè qui siamo di fronte ad una legge che dovrebbe operare in direzione dei poli di sviluppo. Io, per esempio, appartengo ad una regione dove i poli di sviluppo non esistono, dove ci sono un paio di nuclei industriali che non si sviluppano nei tempi previsti di realizzazione, dove tutto rimane rachitico, dove dal 1958 non si riesce neppure ad avere l’attuazione della, strada Basentana. La mia è l’unica regione che non è toccata da un’autostrada. La Basentana è stata progettata ed appaltata dal 1958 per il tratto Potenza Metaponto, ma siamo arrivati al 1965 e non è ancora dato prevederne la fine nonostante il ventilato sviluppo industriale che si dovrebbe avere nella Valle del Basento e a Ferrandina, sviluppo per il quale si sono lanciate addirittura delle sfide internazionali, allorchè il ministro Fanfani disse in una certa occasione in sfida a Kruscev: venga qui a vedere come le zone più arretrate possono svilupparsi e trasformarsi rapidamente in zone moderne, progredite e come rapidamente cambiano le condizioni di vita. Dal 1958 però neppure questa strada Potenza-Metaponto si riesce a completare,ed assolutamente nulla è dato sapere per il trattoPotenza-Eboli. Siamo tagliati dal resto d’Italia da una catena di monti. Si riconobbe sin dal 1958 l’assoluta necessità della costruzione di una super strada Potenza Eboli e l’opera doveva essere esegu ta dalla Cassa per il Mezzogiorno. Poi la competenza passò al Ministero dei lavori pubblici che per il finanziamento stanziò 14miliardi; si dette all’ingegner Tocchetti !’incarico di approntare la progettazione di massima, ma poi i 14 miliardi sparirono, portati nell’avellinese da un altro Ministro, sembra in barba al nostro Ministro, e sta di fatto che questa strada finora non si è fatta. Dal 1958 in ogni occasione elettorale si parla sempre di strade che dovrebbero trasformare la nostra regione in una California, grazie alla rapidità e alla modernità dei traffici. Ma le parole restano solo parole, e fatti non se ne vedono…
…Noi non possiamo accettare il criterio che proprio a queste regioni abbandonate, che vengono sempre messe in seconda linea quando si tratta di fare programmi stradali e interventi industriali…Certo da noi è arrivato qualcuno, è arrivato il conte Rivetti a Maratea; ci sarebbe un discorso da fare su questo conte Rivetti, che è riuscito a creare un suo impero personale senza che nulla sia cambiato nelle condizioni della Basilicata.“

Giuseppe Melillo
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