viaggiare in sud Italia e innamorarsene senza scampo

Della serie Digital Diary ecco un 2 video.

L’autore è l’australiano Caspar Diederik e il video s’intitola How to travel to south Italy, fall in love and never return.

ecco il video :

Hi! Vorrei condividere la mia storia.

Beh, ho sempre amato esplorare nuovi posti. Dal momento in cui sono stato in grado di camminare ho dato
spazio alla mia curiosità. A 18 anni, questa passione per i viaggi prese il sopravvento. Per un anno intero ho esplorato l’Australia con due amici, guidando attraverso il deserto a bordo del nostro malandato furgone, catturando le nostre esperienze su pellicola. Stavamo già facendo quello che oggi chiamiamo narrazione digitale. Lunghi viaggi alla scoperta e esplorazione, Sud America, Asia e Africa, immersioni in profondità nella cultura, abbiamo appreso nuove lingue, condiviso esperienze di vita con la gente del posto e scoperto le storie nascoste in un luogo e tra i suoi abitanti.

La mia vita professionale, tra viaggi, è stata attratta dal meraviglioso mondo della interazione umana: dalla ricerca scientifica sulla comunicazione organizzativa e motivazionale, dalle strategie di social media marketing virale. Dopo un cambiamento radicale per scappare dal contesto aziendale, ho deciso di dedicare la mia preziosa energia vitale al Digital Storytelling. Così ho co-fondato StoryTravelers, una tribù crescente di concious-travel-appassionati con una comune passione per la narrazione visiva. Un gruppo di spiriti liberi e talenti narrativi, con una comprensione di come una storia contemporanea viene raccontata e narrata. …

Questa è la storia che Caspar Diederik condivide sul profilo CanforgetItaly

Basilicata land to land 3

Basilicata Land to Land 3. Cose di Basilicata
Una foto inaspettata e, nel suo piccolo, una geniale azione di marketing. Questo un vino paesano è assolutamente da comprare, almeno per premiare l’ingegno e la fantasia.

Ottobre 2011- Bernalda (MT) @TCM by cosimo

P.S.: grazie Cosimo per la foto.

tracieloemandarini.blogspot.com

In giro per la Basilicata 7 giovani artisti

Questo è il primo di una serie di 7 video che che 7 giovani artisti, under 35, hanno girato lungo le strade della lucania. Hanno fotografato paesaggi, attraversato sentieri, esplorato vicoli e anfratti, osservato paesi e borghi. Stupefatti dai paesaggi e dai colori, ammaliati dalle atmosfere, hanno fermato nelle immagini le percezioni che stavano vivendo. Hanno scoperto le emozioni di una terra che sa mostrarsi se si ha lo sguardo
per osservare.

7 Artisti. 7 Giorni. 7 Video.
Il bando dell’APT di qualche tempo  proponeva di far intervenire  video maker, fotografi, esperti in nuovi media, blogger, esperti in animazione, etc., che esplorassero e raccontassero la Basilicata.
Luoghi e paesaggi, architetture ed opere d’arte, artigianato e folklore, testimoni di un territorio raccontati in 120 secondi.
IO direi …BUONA LA PRIMA!!!

I nome dei ragazzi (artsti) sono:

Questo è il sito di ICANFORGET, dove è anche possibile seguire i progetti.
 Questo è il commento di Viaggi di Architettura

Comunque per essere più preciso sull’iniziativa ecco una nota:
Digital Diary, sette web-artist raccontano la Basilicata
Sette giovani artisti, in tour per sette giorni tra le bellezze lucane, hanno realizzato sette video che racconteranno sul web la Basilicata turistica utilizzando i linguaggi e le strategie del marketing 2.0.
Si chiama Digital Diary ed è un progetto nato da un bando dell’Apt Basilicata, attraverso cui sono stati selezionati i 7 artisti tutti al di sotto dei 35 anni, videomaker, blogger e creativi di tutto il mondo con lo scopo di ottenere dei video-racconti creati in esclusiva ed originali in una prospettiva nuova, giovane e poco formale, nonché di inserirsi con lavori realizzati ad hoc in svariate piattaforme web attraverso una diffusione di marketing virale.
Haleigh Walsworth, 23 anni, californiana e vive a Parigi, Caspar Diederik, 32 anni da Haarlem, Olanda, Erica Kobren, 25 anni dalla Virginia, USA, Matthew Brown, 27 anni da Seattle, USA, Christopher Tierney, 29 anni da Galway, Irlanda, Mark Hofmeyr, 30 anni di Città del Capo, Sud Africa e Luca Acito, 33 anni di Matera, l’unico italiano del gruppo, hanno visitato la Basilicata dal 25 settembre scorso al 1° ottobre, partendo da Matera per approdare alla città fantasma di Craco Vecchio, proseguire per il quartiere arabo della Rabatana di Tursi, il Parco del Pollino, il Volo dell’Angelo a Castelmezzano a Maratea, Barile e molti altri luoghi magici.
Nei sette giorni del progetto i sette vincitori del concorso, dalla chiara vocazione per lo “Story Travelling”, hanno percorso circa 1.200 km in auto, in barca, a piedi, in quad e persino trainati da buoi.
«Digital Diary – spiega Mikaela Bandini, che ha concepito il web format ed è autrice di progetti d’avanguardia on-line come come Viaggi di Architettura e Urban Italy – è un progetto d’avanguardia in quanto inedito e soprattutto perchè strutturato solo in lingua inglese e la sua divulgazione è esclusivamente via web. Lontano anni luce da altri progetti di marketing turistico, perché Diario Digitale non comporta vedute aeree, testimonial dai caché milionari o immagini statiche ritoccate in Photoshop, ma uno stile diretto, come dire “toccare con mano”, con il territorio sia fisicamente che con la gente dei posti visitati. Inoltre, il materiale prodotto durante i sette giorni è privo di copyright per una maggiore diffusione attraverso le piattaforme web e i meccanismi ‘peer to peer’»
I sette video saranno in competizione tra loro poiché pubblicati sul canale youtube dell’Apt daranno vita ad una graduatoria dopo il 31 dicembre 2011, in base alle visualizzazioni che avranno ottenuto.
Intanto all’indirizzo http://www.youtube.com/digitaldiaryitaly, è già pubblicato il video demo, realizzato dai sette artisti, che sintetizza il lavoro fatto e lancia l’iniziativa.

www.tracieloemandarini.blogspot.com

F.F. Coppola sempre più lucano: «La Basilicata sarà il mio set preferito»

Coppola a Bernalda- agosto 2011

Passati i festeggiamenti per le nozze di sua figlia, Sofia Coppola, Francis Ford Coppola ritorna a parlare della sua Bernalda e della Basilicata. Racconta del suo amore per questa terra e dei percorsi per arrivare all’acquisto e ristrutturazione di Palazzo Margherita, futuro albergo, e sopratutto parla delle sue visioni da realizzare in territorio lucano.

Record ne ha già battuti tanti, Francis Ford Coppola. Dopo aver vinto l’Oscar come miglior film con Il Padrino, nel 1972, ripetè l’impresa nel 1974 con Il Padrino II, unico sequel nella storia ad aver vinto la statuetta. Poi c’è Sofia.

Chi accusò Coppola di nepotismo per averla inserita nel cast del Padrino III ha dovuto ricredersi: i figli dei geni hanno il diritto di ereditare i cromosomi dei padri e hanno il diritto di seguire le loro orme, se dimostrano talento. È il caso di Sofia. Ma forse Francis Ford Coppola, classe 1939, un giorno verrà ricordato non solo come superbo sceneggiatore e visionario regista, ma anche come imprenditore un po’ inquieto che a un certo punto ha deciso di ribaltare l’equazione del successo. Ha smesso di fare film per divertirsi e arricchirsi e ha cominciato a divertirsi e arricchirsi con il vino, il cibo e gli alberghi di lusso per poter dirigere e produrre film senza dipendere dalle logiche dell’industria cinematografica.

Il suo portafoglio di “boutique hotel” (www.coppolaresorts.com) comprende cinque strutture. Il prossimo gioiello è italiano, Palazzo Margherita di Bernalda, in provincia di Matera. Entro l’anno l’esclusivissimo hotel (nove suite in tutto) aprirà al pubblico, dopo aver superato una prova generale di tutto rispetto: è stato proprio nel più bel palazzo del paese da cui i nonni di Coppola partirono per l’America alla fine dell’Ottocento che il 27 agosto si è celebrato il matrimonio di Sofia. Quanto al vino, Coppola non è l’ultimo arrivato: fu nel 1975 che acquistò con la moglie Eleonor una prima tenuta della Napa Valley.

Lei ha aperto il suo primo albergo, il Blancaneaux Lodge, nel 1993. Cosa l’ha spinta, dopo quasi vent’anni, a ripetere l’esperienza in Basilicata?
È in questa regione che nacquero i miei bisnonni, l’ho sempre saputo ma per molti anni non ho voluto intraprendere un vero e proprio viaggio nella memoria. La Basilicata per me era la terra raccontata dai miei nonni, non un luogo reale. Quando ho iniziato a pensare di aprire un albergo in Italia avevo in mente la Puglia, perché ho molti amici che ci passano le vacanze e me ne avevano sempre parlato come di un posto splendido non ancora preso d’assalto dai turisti. Cosa che forse da qualche tempo non è più vera. Quando sono venuto a Bernalda è stato una specie di colpo di fulmine con Palazzo Margherita. Una cosa è innamorarsi di un luogo, un’altra capire se è possibile comprarlo e trasformarlo in albergo. Un’impresa affascinante, un mestiere che ormai un po’ conosco, ma che ha delle regole molte precise e richiede grandi investimenti. Bisogna essere visionari e allo stesso tempo molto pratici. Bisogna avere un sogno, ma anche una concreta possibilità di finanziarlo.
Sembra quasi che fare l’albergatore per lei sia un po’ come fare il regista.
È proprio così. Per gli ospiti dei miei hotel metto in piedi un vero e proprio show. Le persone coinvolte sono moltissime, come in un progetto cinematografico. L’esperienza stessa del soggiorno, breve o lunga che sia, deve essere come un film. Un film di cui i clienti si sentono protagonisti. La scenografia e i costumi – cioè la struttura in sé – e la sceneggiatura, che comprende il personale, il cibo, la spa e ogni piccolo dettaglio, devono fondersi il più possibile armoniosamente. Ogni film, pardon, ogni hotel, è diverso. E ogni persona lo vive in modo diverso, proprio come ogni spettatore vede una pellicola a modo suo.

Vista la passione con cui ne parla, forse dovrei chiederle come è iniziata la sua carriera di albergatore.
Dobbiamo tornare al periodo che trascorsi nelle Filippine per girare Apocalipse Now: le riprese durarono molto più del previsto. Passai moltissimi mesi nella giungla, tanti pensano che sia un posto pericoloso, in cui si rischia in ogni istante di essere azzannati da un animale o morsi da un serpente o in cui ci può ammalare delle più terribili febbri. Non è così: basta prendere piccole metodiche precauzioni, basta rispettare la natura in cui si è immersi e la giungla diventa una sorta di grembo sicuro, di luogo avvolgente che ci fa capire da dove veniamo e come, in quanto esseri viventi, siamo parte di un ecosistema. Sviluppai un attaccamento di tipo, appunto, materno per la giungla e le Filippine in particolare e volevo comprare una tenuta lì. Ma moglie mi convinse che era un luogo troppo lontano per pensare di tornarci spesso, per quanto lo amassi. Ripiegai sul Belize, dove la giungla era altrettanto bella. Ma la distanza rimaneva e la tenuta che acquistammo negli anni 80 alla fine la godemmo pochissimo. Così decisi di trasformarla in albergo. Convertire le stanze, ripensare gli spazi, arredarli, pensare al menù e all’accoglienza fu talmente divertente che finito quel progetto non vedevo l’ora di iniziare un altro.

È chiaro che la sua non sarà mai una catena. Ogni hotel ha una personalità fortissima. 
Di Bernalda cosa ci può dire?
Non sarà certo l’hotel di un americano in Basilicata… È un palazzo costruito tra il 1885 e il 1892 dal podestà dell’epoca, Giuseppe Margherita. A curarne la direzione artistica abbiamo chiamato Jacques Grange, forse il miglior architetto d’interni di lusso al mondo. I suoi clienti più famosi restano Yves Saint Laurent e Pierre Berge, ma ha lavorato anche per Francois Pinault e Paloma Picasso. I lavori però sono stati fatti da aziende locali e abbiamo usato materiali e lavorazioni tipiche della Basilicata. Anche perché per ristrutturalo abbiamo usufruito di una legge italiana, la 488, e sono felice se, nel mio piccolo, potrò contribuire allo sviluppo della Basilicata.

Gli imprenditori stranieri si lamentano spesso della giungla normativa e burocratica italiana. Lei che ama le giungle come si è trovato?
Probabilmente non sarei andato lontano se non avessi creato una società ad hoc, la Mar Ionio Surl, guidata da Fabio Notarangelo, un manager di grande esperienza (nato nel 1968 a Lecce, è laureato alla Bocconi e ha lavorato a lungo in America, ndr) che però conosce e ama profondamente la Basilicata, anche se è pugliese. L’ho conosciuto, poi l’ho visto lavorare, ha seguito il progetto fin dall’inizio, dall’acquisto del palazzo in poi. E sono sicuro che lavoreremo su altri progetti.
Quali?
Non pretendo di vendere il mio vino californiano qui in Italia, ma potrei comprare dei terreni per vendere il vino italiano in America. Oppure potrei potenziare Mammarella, la mia attività nel food lucano. Ma la cosa più importante e urgente sarebbe potenziare lo scalo di Pisticci, magari creando quello che in America chiamiamo “Flight base operator”, una società che gestisca i servizi aeroportuali e faciliti i collegamenti, soprattutto dall’America. Ho già trovato il nome: AirFrancis.

fonte: il Sole24ore
 vedi foto della struttura

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